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Rosa ed azzurro: uno stereotipo che non ha agganci con il dato biologico?
di Coordinamento Famiglie Trentine

Il genere: Un'invenzione culturale

Secondo la prospettiva di genere le caratteristiche che definiscono il genere non hanno radici nel dato biologico, ma sono frutto di un'invenzione culturale, ossia una modalità con cui la società ha interpretato le differenze tra il maschile ed il femminile e, a partire da esse, ha costruito la propria organizzazione sociale, culturale e (ri)produttiva.
Il genere è definito come un ‘vestito', è un processo ‘appreso' e non naturale (ossia che non ha origine nelle differenze biologiche). Sin dalla prima infanzia, attraverso l'educazione, bambini e bambine imparano a distinguere ed introiettare ciò che è considerato socialmente adeguato per il maschile ed il femminile.
Questo vestiario non definisce solo una differenza, ma anche una disuguaglianza che si produce dall'organizzazione gerarchica di queste differenze, che genera ingiustizie e limita la libertà di espressione e di identità del singolo.
Il genere si cristallizza e si nutre di stereotipi, che altro non sono che credenze e pregiudizi necessari per mantenere inalterato lo status quo. Eliminando gli stereotipi si toglie letteralmente la "terra sotto i piedi" alla rigida visione binaria di genere, liberando il singolo dalle sue strettoie ed inaugurando una nuova civiltà dove il singolo può scegliere cosa essere e come manifestarsi al mondo.

Azzurro e rosa: due stereotipi da superare ...

Secondo la prospettiva di genere, tra gli stereotipi da contrastare c'è quello relativo al colore dei bambini e delle bambine. Secondo la prospettiva di genere, infatti, la scelta del colore azzurro per i maschi e rosa per le femmine è unicamente frutto di una scelta culturale.
Rappresenta un piccolo seme, apparentemente innocuo, che più avanti, assieme ad alti stereotipi, genererà una rigida separazione tra i due generi, alimentando così le disuguaglianze e le relative ingiustizie.
L'obiettivo di questa pagina è quello di stimolare il lettore a riflettere attorno a questa idea. Veramente la scelta del colore è un'invenzione dell'uomo? Oppure esiste un aggancio con il dato biologico?
Credo che la maggior parte delle persone sia certa che abbia solo una derivazione culturale. Ma, a partire da alcune evidenze scientifiche, sembra che non sia proprio così, o, perlomeno, bisognerebbe essere più cauti nel difendere a spada tratta questa convinzione.
Di seguito, specificheremo le ragioni per cui sembra che la scelta del colore rosa per le bambine ed azzurro per i bambini non sia solamente frutto di cultura ed educazione.

Maschi e femmine vedono la realtà in modo diverso 1

La vista potrebbe sembrare tra i 5 sensi un processo immediato, meccanico. Di fatto non così, è al contrario il frutto dell'interazione tra una base percettiva sensibile è un apporto cognitivo costruttivo, tra un componente che funge da strumento (l'occhio) per carpire segnali di informazioni e una serie di ipotesi che il nostro cervello formula per arrivare poi a proporre una visione, che corrisponde a ciò che effettivamente si vede.
Naturalmente, nel nostro caso, il punto chiave da chiarire è se uomini e donne vedono le stesse cose. Esistono delle differenze nel modo di percepire e costruire la visione?

Facciamo un passo indietro ...

Prima di addentrarci nel differente modo di vedere tra il modo maschile e femminile di vedere, è necessaria una premessa.
La percezione di un oggetto avviene, attraverso il sistema visivo, collocato nel cervello. Nel caso dell'individuazione, mediante la rilevazione delle onde elettromagnetiche che hanno interagito con esso.
Prendiamo come esempio un quadro, una superficie piana e delimitata, costituita dalla distribuzione differenziale di colori. Nel momento in cui la luce irradia il dipinto, viene da essa riflessa e l'occhio, se il quadro rientra nel suo campo visivo, riceve quei raggi luminosi, che gliene permettono l'individuazione. Questi raggi, modificati dalle caratteristiche materiali del quadro, contengono molte informazioni sul dipinto stesso. Proprio come nel caso dei geologi, che per identificare la composizione degli strati della terra si sono basati anche sulle modificazioni delle onde sismiche che li hanno attraversati, analogamente, è possibile estrarre informazioni sul quadro, dalla luce che ha interagito con esso. Questo compito, a dir poco strabiliante, è svolto silenziosamente dal nostro sistema visivo.
In modo simile alle onde sismiche che vengono rilevate da complicati strumenti, processate e analizzate, infine trasformate in risultati intellegibili sotto forma di dati che contengono informazioni su densità, calore e spessore relative agli strati della terra, il sistema visivo, attraverso l'occhio, riceve le onde elettromagnetiche e le traduce in impulsi elettrici deframmentando così l'immagine dell'unità dei neuroni fotorecettivi che compongono la retina. Da qui parte un sistema complicato ed estremamente efficace, in cui le informazioni vengono sottoposte a una variegata e peculiare analisi: trasmissione dei dati, convergenza di informazione, elaborazione simultanea su vie parallele, analisi a diversi livelli contemporaneamente, invio verso zone specializzate all'esame di determinate caratteristiche, confronto continuo, integrazione. Tutto questo avviene in pochi millisecondi e porta all'esperienza cosciente, vivida, adeguata e personale della visione del mondo circostante.

Uomini e donne vivono diverse percezioni visive: le cellule P e le cellule M

Le ricerche mostrano significative differenze tra maschi e femmine non solo per quanto riguarda la reazione davanti al colore, ma anche nella sua rielaborazione a livello cerebrale:

  • La retina - Nei processi fisiologici che intervengono tra la formazione dell'immagine sulla retina e la sua elaborazione nel cervello proprio cominciare dal primo passo, la retina. I maschi hanno una retina più spessa e maggiormente ricca di cellule M, mentre le femmine hanno una retina più sottile e con una maggiore densità di cellule P. Da quello che è stato possibile constatare, le cellule M (prevalenti nei maschi), sono maggiormente sensibile i colori dai toni "freddi" , come l'argento, il blu, il grigio, e ai movimenti, mentre le cellule P (più numerose delle femmine) sono dedicate alla ricezione degli stimoli relativi al colore e alla tessitura di ciò che è presente nel campo visivo e, più approfonditamente, sono maggiormente sensibili alle tonalità di colore "calde", il rosso, l'arancione, il giallo, il verde 2.
    È stato quindi ipotizzato, che lo spassionato amore di gran parte delle bambine per il rosa, e di buona parte dei bambini per il blu, o l'azzurro, potrebbe non avere solo radici culturali, ma anche neurofisiologiche.
    Tabella delle differenze dell'occhio maschile e femminile nella distribuzione di cellule P e M (3)
      CELLULE P CELLULE M
    Composte principalmente da   Coni  Bastonelli
    Sono maggiormente presenti  Nel centro della retina  Distribuite in tutta la retina
    Principalmente reagiscono a  Colori e tessitura  Locazione, direzione e velocità
    Rispondono alla domanda  "Cos'è?" "Dov'era? Dove va? E con che velocità?"
    Afferiscono principalmente  Corteccia temporale inferiore  Corteccia parietale posteriore
    Predominano in
     Femmine
    Maschi
     
  • cervelloLe differenze cerebrali - Considerando il complesso sistema fisiologico che soggiace alla percezione visiva, la retina non è che il tessuto ricettivo iniziale punto le informazioni visive. Le informazioni visive, infatti, una volta impresse nella retina, vengono elaborate attraverso un articolato sistema di connessioni tra regioni cerebrali che "processano" l'informazione visiva costruendo attraverso diversi passaggi la percezione finale che il soggetto ha dell'ambiente. Ebbene, risulta che anche in questa elaborazione vi sia una differenza sostanziale in maschi e femmine 4.
    Da "come" è costruita una cosa, possiamo capire o quantomeno immaginare a cosa serve e quale sia il suo scopo: da queste differenze neurofisiologiche documentate i mammiferi possiamo dedurre che le differenze che sussistono nel sistema visivo dei maschi delle femmine corrispondono delle preferenze rispetto a ciò che si vede, alle qualità che si notano e apprezzano nelle cose e nelle persone, anche le azioni specifiche.

Conclusioni

Visto che le ricerche in campo scientifico hanno rilevato queste importanti differenze tra l'occhio maschile e quello femminile è possibile - con buona probabilità - che la relazione maschio-azzurro e femmina-rosa non sia solo frutto di una forzatura educativa, ma, al contrario, nasca da una scelta culturale che, semplicemente riconoscendo empiricamente il dato reale, ha rispettato le sue inclinazioni.
A questo punto, appare chiaro che educare al colore 'neutro' - come invita a fare la prosettiva di genere - significa non solo non riconoscere queste significative differenze, ma anche non rispettarle e, quindi, offenderle.

 

Note:

  1.  Tonino Cantelmi e Mauro Scicchitano, Educare al maschile e al femminile, Paoline 2013, pp. 54 -58.
  2.  D. Slayer, E. Lepahrt, Sexual dimorphism and aromatase in the rat retina, 126 (2001), pp. 131-136)
  3.  Leonard, M.D. Sax, Why Gender Matters: What Parents And Teachers Need to Know About the Emerging Science of Sex Differences, Three Rivers Press, New York 2005, p.22.
  4.  Horvath T., Wikler K.C., Aromatase in developing sensory systems of the rat brain, in Journal of Neuroendocrinology 11 (2001), pp. 77-84.

 

Data di pubblicazione: giovedì 26 novembre 2015
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